Umanina e Alzheimer come nuovo campo di studi

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 16 ottobre 2021.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Quando Nishimoto e colleghi all’Università Keio a Tokyo nel 2001 identificarono un peptide, cui diedero il nome di humanin (umanina o HN)[1] in grado di impedire la morte cellulare dei neuroni in modelli sperimentali della malattia di Alzheimer, la comunità neuroscientifica cominciò a nutrire molte speranze per una cura della più grave demenza neurodegenerativa nota.

Il gruppo di Nishimoto, di cui fa parte Takako Niikura, ha studiato la genetica di questo fattore protettivo, che è una molecola peptidica di 24 aminoacidi considerata membro della famiglia dei peptidi di origine mitocondriale, individuando il gene codificante nel cervello di un paziente affetto da malattia di Alzheimer. E ne ha poi stabilito il ruolo di fattore antagonista della morte delle cellule nervose cerebrali indotta dagli insulti associati alla neurodegenerazione alzheimeriana.

Gli studi si moltiplicarono e poi, dopo l’identificazione di qualche meccanismo dell’azione neuroprotettiva e di derivati potenzialmente attivi, la ricerca prese varie strade diverse e l’attenzione dei ricercatori non direttamente impegnati nelle indagini cominciò a scemare.

Ora Takako Niikura ha fatto lo stato dell’arte sull’umanina, giungendo alla conclusione che l’insieme degli studi su questo peptide costituisce un nuovo campo di ricerca sulle malattie neurodegenerative.

(Takako Niikura, Humanin and Alzheimer’s disease: The beginning of a new field. Biochimica et Biophysica Acta. General subjects[2] Epub ahead of print doi: 10.1016/j.bbagen.2021.130024, 2021).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Information and Communication Sciences, Faculty of Sciences and Technology, Sophia University (Giappone).

Nell’articolo originale, che sarà pubblicato in cartaceo a gennaio 2022, Takako Niikura propone una breve storia della ricerca che ha portato alla scoperta del peptide e poi focalizza particolarmente l’attenzione sugli studi dedicati alle azioni dei peptidi HN in condizioni correlate alla malattia di Alzheimer; ruoli che costituiscono solo una parte del vasto spettro di azioni fisiologiche identificate negli anni per queste molecole peptidiche.

La rassegna presentata dall’autore espone in sintesi tutta la conoscenza accumulata sul peptide HN, dalla sua scoperta a oggi con particolare approfondimento delle analisi compiute sul ruolo della nuova molecola peptidica nella patogenesi della neurodegenerazione alzheimeriana, e propone una diffusa trattazione delle prospettive di impiego nel trattamento della malattia di Alzheimer.

Tra le conclusioni più importanti cui giunge l’autore vi è che la HN presenta una molteplicità di azioni anti-necrosi neuronica, sia intracellulari sia extracellulari, e antagonizza vari meccanismi patogenetici della neurodegenerazione, fra cui spicca la prevenzione dell’accumulo di placche amiloidi, uno dei due contrassegni istopatologici della malattia di Alzheimer, l’altro essendo costituito dalla degenerazione neurofibrillare intraneuronica innescata dalla iperfosforilazione della proteina tau e la formazione di filamenti ad elica appaiati. L’azione antagonista dell’accumulo di peptide beta-amiloide, che genera le placche extracellulari, è positiva anche in relazione al fatto che le placche possono dare avvio a un meccanismo di innesco del danno intracellulare.

Concludendo, la lettura di questo articolo costituisce a nostro avviso un utile aggiornamento per tutti coloro che seguono la ricerca sulla malattia di Alzheimer e presenta alcuni spunti stimolanti per nuovi studi.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-16 ottobre 2021

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Hashimoto Y., […] Nishimoto I., Mechanisms of neuroprotection by a novel rescue factor humanin from Swedish mutant amyloid precursor protein. Biochem Biophys Res Commun. 283 (2): 460-468, 2001.

[2] È una rivista internazionale olandese nata nel 2017 e pubblicata in inglese ad Amsterdam.